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Piazza S.Marco, Calle Fiubera, Mercerie, Sotoportego delle Acque, San Lio, Sotoportego dello Scaleter, Ponte di Rialto e Ruga Vecchia di San Giovanni

Il caffè fu importato in Europa nel sedicesimo secolo dal Medio Oriente e in un primo momento fu usato solamente come medicinale. A causa della sua associazione con il diavolo, la diffusione venne ostacolata dalla Chiesa fino a quando papa Clemente VIII non lo gustò. Si narra che il papa avesse esclamato: “la bevanda del diavolo è così squisita che sarebbe un peccato lasciarla bere esclusivamente agli infedeli ”. Per lo stesso motivo anche Venezia fu restia alla sua circolazione, ma molto presto questa acqua negra bollente divenne parte integrante della sua vita sociale.

Fu proprio a Venezia, città all’avanguardia, che si aprì il primo caffè d’Europa chiamato All’Arabo, che divenne uno dei luoghi di ritrovo preferiti da ogni ceto sociale. Nelle botteghe del caffè si servivano anche altre bevande tra le quali il cioccolato, preparato con diversi tipi di ricette e se ne trovavano anche versioni aromatizzate. Considerato corroborante per le sue proprietà digestive, lo si gustava in forma liquida, ma lo si vendeva in pastiglie conservate in scatole.

Con l’avvento del caffè e della cioccolata anche la pasticceria raggiunse il suo apice con la produzione di diversi tipi di biscotti prodotti dagli scaleteri, i pasticceri veneziani. Il loro nome derivava dalle scalette, dolci a forma di scale o con incise decorazioni a scaletta. Tra i biscotti più conosciuti vi erano i baicoli generalmente abbinati allo zabaione, mentre i buranei, chiamati così perché fatti nell’isola di Burano, erano impastati dalle donne per i loro mariti che andavano a pescare. Altri dolci tipici veneziani, che arricchivano le tavole dei patrizi e dei popolani, erano i zaeti, i peverini, le fugazze e gli storti.

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