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Riva degli Schiavoni e Scuola Dalmata dei Santi Giorgio e Trifone

Fin dalle sue origini Venezia fu definita una città ospitale, dove numerosi stranieri provenienti dall’Oriente o dai suoi domini trovavano rifugio o venivano accolti per le loro abilità professionali. I Dalmati, chiamati comunemente Schiavoni, erano valenti marinai e soldati e furono arruolati tra le file della marina veneziana per combattere i turchi ottomani.

Nel 1451 il Consiglio dei X concesse loro di fondare una propria confraternita nel sestiere di Castello. In seguito i confratelli decisero di abbellire l’interno della loro scuola e a tale scopo commissionarono un ciclo di teleri a Vittore Carpaccio, che vi dipinse episodi dedicati ai santi Giorgio, Trifone e Girolamo, loro santi patroni.

Nel riportare fedelmente le loro storie, l’artista usò immagini di draghi, basilischi e leoni come metafore per rappresentare i turchi in qualità di nemici che potevano essere sconfitti o anche convertiti. Il processo di sconfitta o conversione avveniva attraverso un codice cifrato di immagini riprese da bestiari medievali. Dal maleficio del drago all’eloquenza del pappagallo, si arrivava alla mangusta che concludeva questo percorso di rigenerazione.

Da pittore colto e raffinato qual era, Carpaccio arricchì le sue narrazioni con una profusione di elementi descrittivi che ci portano a scoprire due mondi contrastanti che talvolta convivevano in maniera elegante e pacifica: Venezia e l’Oriente. Gli edifici con le loro splendide architetture dipinte fanno da sfondo ad un mondo visto attraverso gli occhi di viaggiatori e di mercanti che frequentavano questi luoghi. I tappeti che decorano i balconi, i costumi di colori variegati e soprattutto i copricapi con fogge inusuali ci danno un’idea di come venivano rappresentati questi luoghi esotici.

La sua interpretazione pittorica della realtà risulta essere una rappresentazione fantasiosa di un mondo evocato che il pittore non aveva mai visto e visitato, ma che prendeva ispirazione dai viaggi di molti confratelli in Terra santa e dalle incisioni di cui Venezia era ricca.

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